Ogni anno il 30 settembre si celebra la Giornata Internazionale della Traduzione, in onore di San Girolamo, il traduttore della Bibbia.
Si è già detto e scritto di tutto e di più sul tradurre, sui suoi limiti e sul suo grande valore.
Rimane un territorio insidioso, complicato, dove la rima tra seduzione e traduzione trova un suo senso. Proprio come nei rapporti umani, sentimentali a cui spesso ci si è riferiti per descrivere il legame tra autore e traduttore, e opera originale e opera tradotta.
E così il poeta e scrittore sudafricano Campbell sostiene che “le traduzioni (come le mogli) sono di rado fedeli, se possiedono una qualche bellezza” e Gesualdo Bufalino parla di “sfida carnale” e paragona il traduttore, rispetto al critico e all’autore stesso, al vero amante del testo.
Effettivamente l’intimità che si instaura con l’opera da tradurre è intensa. Ci si passa molto tempo insieme, le si dedicano cura e attenzioni, la si cerca di comprendere in profondità e in tutte le sue sfumature. La si ama e, alla fine, la si odia anche un po’.
E’ un terreno insidioso perché il tradimento è nella sua natura. Ma come dice Günter Grass, in maniera un po’ gattopardesca, “la traduzione è quel qualcosa che trasforma tutto in modo che nulla cambi”.
Personalmente, ho una grande passione per questo mestiere e quello che davvero mi affascina sono proprio le sue insidie. Non a caso ho dedicato la mia tesi di laurea allo studio di quella che è stata definita la traduzione del secolo scorso. Nel 1994 in Cina sono uscite per la prima volta contemporaneamente ben due traduzioni1 di uno dei romanzi più discussi, complessi e ad alto tasso di intraducibilità: l’Ulysses di James Joyce. Il viaggio di questo libro verso l’Oriente è stato davvero un’Odissea.
Due traduzioni che condividono solo la data di pubblicazione, perché per quanto riguarda il resto sono completamente diverse. Il loro metodo è quasi opposto, da un lato un approccio fedele, dall’altro uno interpretativo, e nella loro analisi è significativo ritrovarsi proprio in quel terreno scivoloso su cui si gioca la partita di una buona resa degna dell’originale.
Il mondo della traduzione è sempre vissuto nell’eterno dilemma tra fedeltà e resa letteraria da una parte e libertà e naturalezza dall’altra. Questo è accaduto anche in Cina, dove la questione si è dibattuta fin dal 1898, anno in cui furono stabiliti i tre principi fondamentali della traduzione: xin (信, fedeltà), da (达, espressività) e ya (雅, eleganza). La prima xin si riferisce all’abilità di rimanesre leali al testo, rendendo il traduttore responsabile verso l’autore originario. L’espressività indica la capacità di rendere il testo tradotto il più leggibile possibile, implicando una responsabilità verso i lettori. Il terzo principio, l’eleganza, fa riferimento all’abilità di utilizzare uno stile raffinato, coinvolgendo quindi una responsabilità artistica.
Riuscire a conciliare ogni aspetto è davvero un’ardua impresa. In particolare quando le lingue sono così diverse tra loro, una traduzione perfetta è teoricamente possibile, ma altamente improbabile proprio per la natura complicata della comunicazione interlinguistica. Nasce quindi per il traduttore la necessità di applicare il proprio talento artistico ed è in questo senso che il gusto personale e la creatività letteraria acquistano un’importanza fondamentale.
Come anticipato qui, pubblico una breve testimonianza di chi quotidianamente si confronta con questo mestiere: Jordi Anaud, il mio collega spagnolo, traduttore di Jimmy Liao.
D: Come sei diventato traduttore di Jimmy Liao?
R: Grazie a Barbara Fiore e Francisco Delgado. Quando hanno saputo che io avevo studiato cinese, mi hanno chiesto se ero interessato a tradurre Secrets In The Forest (森林裡的秘密, la prima opera di Jimmy Liao, ndr). La storia e le illustrazioni mi hanno affascinato. E il fascino per le opere di Jimmy Liao continua ancora oggi.
D: Dove e quando hai studiato cinese?
R: Ho studiato cinese nella Scuola Ufficiale di Lingue di Barcellona per quattro anni e alla University of Westminster di Londra per due anni.
D: Qual è la cosa che ami di più nel tradurre Jimmy Liao?
R: Il linguagio poetico di Jimmy. Il suo stile trasparente è perfettamente adatto alle storie e costituisce il contraltare ideale per le illustrazioni.
D: E quali le difficoltà che hai riscontrato?
L’apparente semplicità del suo stile nasconde un universo di suggestioni e associazioni poetiche che non si possono tradurre perché lo spagnolo non consente questa ambiguità e pluralità di significati. La traduzione spagnola deve diventare spesso più specifica ed esplicita.
D: Tra le opere tradotte finora, quale è stata la più impegnativa dal punto di vista della traduzione?
R: No Soy Perfecta (我不是完美小孩, non ancora tradotto in italiano, ndr): ci sono molti giochi di parole e anche allusioni culturali difficili da tradurre
“Sull’inadeguatezza della traduzione si può dire quel che si vuole, ma quel lavoro è e sarà sempre una delle imprese più importanti e utili nei riguardi del mondo” – Johann Wolfgang Goethe
NOTE: 1. Zhanmeisi, Qiaoyisi (詹姆斯 乔伊斯, James Joyce), Youlixisi (尤利西斯, Ulysses), traduzione di Jin Di, Beijing, Renmin Wenxue, vol. I, 1994; vol. II, 1996 Zhanmeisi, Qiaoyisi (詹姆斯 乔伊斯, James Joyce), Youlixisi (尤利西斯, Ulysses), traduzione di Xiao Qian, Wen Jieruo, Nanjing, Yilin, vol. I, 1994; vol. II, 1996.